Del piccolo eremo di Santa Seraffa, arroccato sul passo che divide la valle dello Scrivia dal Gaviese, si hanno notizie sin dal dodicesimo secolo come antica meta di pellegrinaggio, lungo un antico percorso che raggiungeva la valle Scrivia. Nel 1228 ospitò gli ambasciatori di Milano e i delegati di Genova e Tortona a conclusione della guerra per il possesso di Arquata e Capriata. Già allora i monaci cistercensi coltivavano con amorevoli cure la vite contribuendo alla fama del buon vino di questa regione. Principe dei vitigni era – ed è tutt’ora - l’uva cortese, da cui si ottiene il Gavi, uno dei grandi bianchi del Piemonte. Il toponimo di Santa Seraffa si è conservato nella cascina omonima, forse sorta sulle rovine dell’antico monastero che, nella seconda metà del XVII secolo veniva indicato «chiesa e cascinale». Dopo anni di conduzione privata, Santa Seraffa è entrata a far parte del Gruppo Araldica nel 2017. Oggi sono 18 gli ettari coltivati, tutti all’interno nel Comune di Gavi, per una produzione di circa 125 mila bottiglie esclusivamente di Gavi DOCG del Comune di Gavi.
Qui, da secoli, la coltivazione dell’uva cortese per ottenere il Gavi ha raggiunto l’eccellenza, grazie ad un particolare terroir che esalta l’eleganza e la freschezza dei vini.
Un tempo antica meta di pellegrinaggio, Tenuta Santa Seraffa è una meravigliosa tenuta di diciotto ettari arroccata sul passo che divide la valle dello Scrivia dal Gaviese, in posizione dominante sulle circostanti colline.